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giovedì 16 maggio 2013

Olofonia: qual'è la differenza?

Il primo approccio sul soggetto della riproduzione sonora fu la monofonia (registrazione sonora con un' unico canale audio).

In altre parole tutte le informazioni acustiche venivano captate da un'unica fonte, e successivamente riprodotte con un singolo diffusore.

Il gradino successivo fu la possibilità di avere due differenti canali per la registrazione audio, ognuno dei quali registrava una parte differente di informazioni sonore.


Questa tecnica fu chiamata Stereofonia (da stereo: primo elemento di parole composte con significato di “spaziale”, “tridimensionale”).

Successivamente alla registrazione stereofonica, la diffusione dei suoni avviene tramite differenti punti di diffusione (altoparlanti o casse) disposti in diverse posizioni spaziali.

La stereofonia ha sicuramente rivoluzionato il campo sonoro e musicale permettendo di percepire il suono in una forma non più “piatta” come nella monofonia.

Ma è altrettanto evidente che anche la stereofonia ha delle limitazioni tali per cui per avere una produzione sonora perfettamente identica alla realtà (incluso il fattore tridimensionale) sarebbe necessario avere infiniti diffusori sonori posizionati in ogni punto spaziale presente nell'ambiente circostante, con ogni punto che trasmette l'esatto suono avvenuto in origine in quel punto dello spazio.

 E' stata sviluppata una tecnologia sonora che permette di realizzare una registrazione e riproduzione sonora che simula l'emissione dei suoni, originalmente emessi, includendo le esatte coordinate temporali.

Tale tecnica chiamata Olofonica permette di dare al suono una completa tridimensionalità, inottenibile con nessun'altra tecnica esistente al giorno d'oggi.

L'ascolto dei suoni e rumori registrati con la tecnica Olofonica regala l'illusione (completamente realistica) di percepire le onde sonore come se si stesse ascoltando l'audio originale nelle esatte coordinate spaziali nelle quali fu emesso.

Con la tecnica Olofonica la registrazione dei suoni avviene tramite uno speciale microfono brevettato nel 1983 dall’italiano Umberto Maggi, che simula il funzionamento dell’orecchio umano.