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domenica 6 aprile 2025

Olofonia e rock progressivo: un matrimonio tra spazialità sonora e complessità musicale


L’olofonia, tecnica di registrazione che riproduce il suono in modo tridimensionale, rappresenta una frontiera rivoluzionaria per il rock progressivo, genere noto per la sua audacia compositiva e la ricerca di nuove dimensioni espressive.

Nato negli anni ’60 come fusione tra rock, musica classica e sperimentazione psichedelica,il progressive rock ha sempre cercato di superare i confini del formato canzone tradizionale, utilizzando cambi di tempo, strumenti insoliti e strutture stratificate.

Oggi,l’olofonia offre un nuovo strumento per amplificare questa vocazione all’immersione totale. Immaginate di ascoltare The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd con un realismo mai sperimentato prima: il battito cardiaco iniziale che rimbomba alle spalle, il sintetizzatore di Rick Wright che si avvicina come un’onda sonora, la voce di David Gilmour che sembra librarsi sopra l’ascoltatore.

Questa tecnologia, che simula la percezione uditiva umana tenendo conto di come il cervello decodifica i suoni, trasforma ogni brano in un’esperienza fisica, quasi tattile. Non si tratta solo di "ascoltare" la musica,ma di viverla in uno spazio tridimensionale.

La serie TV Blanca ha già dimostrato come l’olofonia possa trasformare il suono in un elemento narrativo, ma nel rock progressivo il suo potenziale è ancora più profondo. Prendiamo i Genesis degli anni ’70: nel loro album The Lamb Lies Down on Broadway, il surround sound veniva usato per creare paesaggi sonori complessi, alternando momenti di caos e quiete.

Con l’olofonia, questa complessità potrebbe raggiungere livelli inediti. Un assolo di chitarra potrebbe circondare l’ascoltatore, un riff di basso vibrare sotto i piedi, mentre i testi si muovono nello spazio come in un teatro immaginario.

La tecnologia olofonica permette anche di ricreare l’acustica di luoghi iconici, come l’Empire Pool di Wembley dove i Pink Floyd registrarono Live at Pompeii. Grazie a microfoni che mimano la percezione dell’orecchio umano, ogni dettaglio–dal rumore del pubblico al riverbero della sala–diventa parte integrante dell’esperienza.

Questo non solo valorizza la complessità del genere,ma ne rafforza l’anima "totale", dove musica,testo e suono sono un tutt’uno. In un’epoca in cui il progressive rock continua a evolversi, contaminandosi con il metal o l’elettronica, l’olofonia rappresenta un ponte tra la tradizione analogica e l’innovazione digitale. Un matrimonio che, come il genere stesso, non ha paura di osare.